Una lettera da Bruno J.R. Nicolaus, 10.07.12
Monza, 10 luglio 2012
Caro Professor Lardi,
grazie per la sua lettera del 2 Luglio ed i graditissimi commenti alla Via si fa con l’andare: da alcuni giorni, siamo immersi in una torrida calura dal sapore africano e le sue parole sono state piacevoli come un alito di brezza, quando lentamente cala dalle cime innevate.
Sentiti ringraziamenti anche per il suo ultimo libro Il Barone de Bassus, ricevuto regolarmente lo scorso Marzo e da subito molto apprezzato. Le avevo inviato un breve cenno di riscontro, smarritosi evidentemente nei meandri di un sistema postale ancora imperfetto. Meglio, comunque che si sia perso il mio biglietto, piuttosto che il suo dono prezioso.
Le confesso, che ho messo più tempo del previsto, per arrivare fino in fondo al suo volume, il che spiega, ma non giustifica, il fatto che io le scriva solo ora. Il libro è complesso, questo è un pregio indiscusso, ed io, agl’inizi, mi son perso nella giungla dei personaggi dai nomi a volte strani o desueti, restando invischiato nella ragnatela impenetrabile di parentele senza fine.
Per qualche giorno è stato come giocare a mosca cieca, quando non ci si raccapezza più nella foga del gioco e ci si sente perduti. Che fare, allora? Continuavo a tornare indietro, a rileggere pagine già lette, cercando di fare un po' d’ordine nella mia mente. Poi ho capito dove il dente doleva: l’approccio era sbagliato; leggevo un romanzo, come si legge un testo scientifico, cercando di mettere al suo posto ogni dettaglio.
Che guaio, la deformazione professionale.
Mi sono salvato grazie alla prefazione di Paganini, che saggiamente recita: “lasciarsi docilmente condurre dalla narrazione...entrare come un viaggiatore del tempo, negli ambienti, nella società, nella cultura”.
Adottata la giusta chiave, sono arrivato fino in fondo alla lettura, non dico d’un fiato, ma in poche settimane ed è stato un vero piacere.
La seconda metà del ‘700, nella quale magistralmente s’inquadra il romanzo, fu un’epoca davvero affascinante; un periodo che mi ha sempre attratto per l’originalità dei personaggi e l’incredibile fertilità di arti e scienze. Un’esperienza burrascosa, la vita del nostro Barone, alla stregua dei tempi; ricca d’imprevisti ed esperienze travolgenti, in perenne altalena tra due poli culturali e politici antitetici - quello germanico e quello italiano – una vera e propria odissea tra fazioni in guerra continua: “ a ogni nomina volano pugni e schiaffi e ci sono feriti e si ha paura che prima o poi il morto ci scappi davvero…”.
Imparò presto a giocare col fuoco, il De Bassus, a navigare a vista in quel mare tempestoso e pieno di scogli; a volgere in meglio le situazioni più intricate, senza perdere né rinnegare quella profonda umanità che lo contraddistingueva. Una grande avventura, con aspetti stupefacenti: come fece una persona così intelligente ed accorta a cascare nella rete degli Illuminati? Come fece a non accorgersi dei rischi e dei dubbi benefici di una simile impresa, di un simile inganno? Coraggio ed ingenuità sono spesso la dote dei forti, ma infine: “Ci sono momenti nella vita di un uomo, specialmente nel fiore degli anni, in cui il sole brilla e tutto riesce facile”. Così, traendo frutto dagli errori propri e degli altri, egli maturò la felice iniziativa di fondare a Poschiavo una stamperia in proprio “ per smerciare i libri negli stati di Venezia, di Milano e del Piemonte e oltre, un mercato dieci volte più promettente…”
Si resta impressionati dalla moltitudine e varietà dei personaggi, che si accavallano ruotando attorno al Barone per tutta una vita; figure a volte dolcissime come Tinin, Cattin ed Annin, a volte spregiudicate – avvocati, podestà, insegnanti, politicanti - tutte dipinte con somma maestria; la figura di Ulisse de Salis con le sue sfortunate avventure: il Philantropin, scuola elitaria per eccellenza e la stamperia; le continue tensioni tra cattolici e protestanti, il problema della “censura di quegli zoccoloni e di quei gesuiti di Trento e del Vaticano”.
Il barone de Bassus, mi ha riportato nell’ambiente della mia prima gioventù, quello di Guerra e Pace. Nei personaggi del suo romanzo riconosco alcuni tratti umani di quelli di Tolstoj: potrebbero esser parenti; il Barone, nella sua indiscussa originalità, ha qualcosa dell’ingenuità di Pierre e dell’intraprendenza di Andrej. Se non sbaglio, anche Pierre si fece irretire dalla moda delle Società segrete! Personaggi diversi in paesi estranei e lontani, eppure assimilabili ad epoche e scenari comuni: figure indistruttibili, immortali; archetipi, che agivano sulla stessa ribalta. La globalizzazione è iniziata già allora, altro che frutto dell’era dei consumi moderna!
[…]
Molto cordialmente, Suo
Bruno J.R. Nicolaus
Bruno J.R. Nicolaus è chimico, farmacologo e biologo. Dopo la maturità classica, ottenuta presso il Liceo Jacopo Sannazzaro, ha svolto gli studi superiori presso la Facoltà di Scienze , Università di Zurigo, ove ha collaborato come Assistente del Premio Nobel Paul Karrer, conseguendo il titolo di Dottore in Ricerca (PhD) in chimica e scienze naturali. Successivamente ha ottenuto l’abilitazione a libero Docente, presso l’Università di Milano. Ricercatore e direttore presso istituti scientifici internazionali; docente presso gli Atenei di Zurigo, Milano e Perugia; consulente dell’ONU per problematiche farmaceutiche, è membro di varie associazioni scientifiche e culturali e ha al suo attivo circa 150 pubblicazioni e brevetti; parla e scrive sei lingue moderne. Pubblicazioni: 1996, La cultura dell’inganno; 2002, Malattie molecolari; 2003, Un Capitano Generale protestante alla cattolicissima corte del Regno delle due Sicilie…
Discende da famiglia svizzera stabilitasi in Campania circa due secoli fa (in linea femminile da Emmanuel von Burckhardt di Basilea, che fu viceré della Sicilia in epoca napoleonica). Napoletano di nascita, ama definirsi “svizzero napoletano”.