Lettera di Angelo Cannizzaro concernente Acque Albule, 10.01.13
Arese (Milano), 10 gennaio 2013
Caro professore,
ho appena finito il Suo ultimo romanzo, dopo averne centellinato la lettura per qualche settimana , un po’ per mancanza di tempo ed un po’ per gustarne in tutta tranquillità l’evolversi della narrazione, sino all’inatteso finale.
Mi affretto a comunicarLe le mie impressioni, per quello che possono valere, ma in tutta stima ed amicizia.
Come ebbi già modo di scriverLe, non è che sia un appassionato della narrativa in genere, soprattutto di autori contemporanei… ma la lettura del Suo romanzo mi è risultata gradevole, sotto molti aspetti.
In primo luogo, perché vi s’ intravvede il Suo scrupoloso lavoro di romanziere storico, la Sua cura nel ricercare le fonti originarie e nel riprodurre testi di archivio.[…].
La Sua “pignoleria” si spinge sino al punto di dettagliare con dovizia di particolari, talvolta, persino eccessivi nell’economia del romanzo, le visite ispettive di Augusto e di Cristiano nella città di Catania, vittima dell’incipiente socialismo di affari, dove vengono svelate le magagne che si nascondono dietro l’asserito vantaggio derivante dalla municipalizzazione della panificazione. È pur vero che l’Autore non sfugge, talvolta, a qualche svista: ma si tratta di peccatucci veniali( come quando, a pag. 202, commentando il racconto del panettiere messinese commenta “diceva piemontesi e non italiani” dimenticando, forse, che nel marzo 1861 l’esercito era ancora piemontese e non italiano) […]. Ma si tratta, ripeto, di sviste banali che non incidono ovviamente per nulla sulla narrazione.
In secondo luogo, mi ha favorevolmente impressionato l’intreccio dei vari personaggi, una sorta di affresco dai mille volti, ancorché dominati dalle figure di Margherita e di Cristiano.
Ed ancora, il suo romanzo ha rivelato una realtà a me affatto sconosciuta di emigranti svizzeri in giro per il mondo e, soprattutto, a Roma. Quella Roma umbertina, di Crispi prima e di Giolitti poi, già alle prese con le prime rivendicazioni sociali, foriere di ben altri avvenimenti che si sarebbero succeduti nei decenni successivi.
Mi piace qui notare, almeno a mio modesto avviso, un giusto equilibrio tra la narrazione delle vicende particolari dei protagonisti e quella degli eventi più generali, che non mancano mai di fare da sfondo all’evolversi della trama romanzesca (in verità, con la sola eccezione, già accennata, della trasferta di Augusto e Cristiano nella città di Catania, forse eccessivamente dettagliata).
L’amore dei due giovani protagonisti, descritto con dolcezza nella loro corrispondenza epistolare, è reso bene pur nella sua semplicità: mi lasci qui spezzare una lancia a favore di quei pochi scrittori contemporanei (quali Eugenio Corti e Lei stesso), che non necessitano di descrivere scene scabrose, se non addirittura sconvenienti, per esprimere i sentimenti tra due giovani innamorati (e non a caso, parlo di “sentimenti” e non, come tutti oggi vorrebbero, di “sesso”).
Insomma, il Suo romanzo può essere dato in mano a chiunque, e questo mi sembrerebbe un risultato di non poco conto se si guarda alla spazzatura ormai incombente nelle pseudo opere letterarie (e cinematografiche).
Che altro dirLe? Mi è venuta voglia di visitare quei Grigioni da me conosciuti solo in occasione di una fugace visita di Saint Moritz qualche anno fa e di un passaggio sul treno del Bernina: chissà che un giorno non ritorni da quelle parti, magari con più tempo a disposizione per guardare con occhi nuovi e più consapevoli quella realtà così vicina e pure così lontana da noi!
La ringrazio della Sua paziente disponibilità ad ascoltare la voce di uno dei Suoi lettori e La saluto con viva cordialità, augurandomi di leggerLa nuovamente
Suo
Angelo Cannizzaro
Angelo Cannizzaro (vd. anche la lettera concernente il romanzo Dal Bernina al Naviglio, nonché il racconto riflessivo La bella lingua) è nato ad Isola d’Istria (ex provincia di Pola) il 30 marzo 1937, quando ancora faceva parte del Regno d'Italia . Laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e stato dirigente amministrativo occupandosi di aspetti legali, societari, finanziari e amministrativi nella gestione di aziende multinazionali e di medie imprese. Negli ultimi anni è dottore commercialista.
Nell’anno 2003 ha pubblicato il racconto “L’angelo del Natale” nell’ambito dell’iniziativa “Il racconto dell’anno” a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Arese.